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Le 'mie' cinque ballerine in tutù rosa

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 C'è una riunione importante. Una di quelle in cui ci sono sia personaggi che contano, intellettuali riconosciuti dall' establishment e tante persone istruite ben felici di partecipare a tale consesso. Ma non è una riunione in cui si parla di qualche cosa: si mangia in piedi, si fa conversazione mostrando eleganza, cultura, magari si sorride, ma sempre in maniera, non so come dire, in... maniera adulta. Io sono seduto in un angolo, bevo un bicchiere che mi dà un po' alla testa, mi vengono in mente le mie solite fantasie e allora si avvicina una donna in abito da sera, uno di quelli scuri e lunghi, e mi ammonisce con lo sguardo: è come se volesse dire, fa il bravo, Filippo, mi raccomando. Che fare, allora? Bevo mentre la lingua di coloro che conversano ben integrati diventa via via incomprensibile. Sarà colpa del malizioso liquore dal colore fulvo che danza, seducente, nel bicchiere? Meglio smettere. Mi alzo, cerco qualcosa da mangiare, ma c'è un canto che si fa largo v

Buona notte, Gallura

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Come dormi, Gallura, immersa nel tuo sonno invernale, prigioniera del tuo abbandono. Tanto triste mi appari nel tuo sopore: aspetti ancora la prossima estate per risvegliarti e fingere quell'allegria che non hai? Oh, sì, durante la stagione calda le tue coste e l'azzurro delle tue acque innamorano i turisti e tu ti agiti e cerchi di nascondere con la frenesia il tuo dolore, ma non sei brava a mentire: quelle ferite che ti fanno star male non riesci proprio a occultarle. Drogata dalle luci stroboscopiche del Billionaire o di altre similari bolge mi fai pena e raccapriccio. Ma tutto è violento ed effimero, per te. E infatti, ogni volta, il primo brivido d'autunno ti vede pronta a riaddormentarti. Una volta spente le luci, insomma, lo spettacolo finisce e tu, come un parco giochi dismesso, non puoi che darti al silenzio e alla noia. Decine e decine di bar aperti, nelle sere d'inverno, la tua luce: lumicini che s'accendono per vegliare un morto? Il mondo, l'Italia,

Avventura nel centro storico di Arzachena: tra vitalismo e sogno

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 Non si sa mai quello che può capitarti quando passeggi nel centro storico di Arzachena. In un pomeriggio come tanti, qualche giorno fa, mi muovevo intorno alle 19 in piazza Risorgimento, cercando di farmi largo tra la folla. Intorno a me, infatti, un via vai continuo di arzachenesi di tutte le età: bambini vocianti, persi nella morsa febbrile della frenesia del gioco; adolescenti e ragazzi appassionati, occhi negli occhi a giurarsi amore eterno, oppure a benedire parole leggere atte a disegnare traiettorie utopiche su come cambiare il mondo; adulti in pieno fermento di idee, immersi in discussioni stimolanti; anziani a passeggio che rammemorano placidi i giorni perduti dell'età più bella. Rimango un po' sorpreso, a dire il vero. Per fortuna mi soccorre Luciana, una mia vecchia amica d'infanzia che s'avvicina a me offrendomi il suo sorriso, e mi spiega che tanta vitalità il centro storico la vive grazie alla lungimiranza di scelte strategiche, prima fra tutte quella di

Caratteristiche generali dell'Umanesimo

  Con la Seconda metà del Trecento si diffonde in Italia una nuova sensibilità che pone l'uomo quale misura di tutte le cose e si differenzia dalla visione teocentrica del Medioevo, sulla scorta della riscoperta dei classici, e che perdurerà per tutto il secolo successivo. Tale nuovo modo di vedere il mondo è detto Umanesimo e rivoluziona l'immaginario: la dimensione antropocentrica, infatti, riscopre nell'uomo la volontà di essere artefice del proprio destino e di porre il concetto di libero arbitrio al centro dell'esistenza. Per essere felici, insomma, bisogna impegnarsi e lottare in prima persona contro le avversità. La sfida alla fortuna - intesa come forza imponderabile alla quale ci si dive opporre per potersi realizzare - è tipica della dimensione umanista e il rapporto con essa occupa un ruolo centrale nella letteratura (si pensi al Decamerone ). Di conseguenza anche il piacere non è più figlio del demonio, ma dono di Dio e di questo si deve godere senza sensi

Dove vanno le ragazze

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  Dove va quella ragazza che aspetta il treno? Non suona la chitarra che è al suo fianco e chissà se esiste davvero quel ragazzo che vorrebbe vedere più in là. Lo immagina perché sa che non è facile trovare nella realtà quello che si desidera? E se alla stazione sei sola, al tramonto, con una valigia in mano con quale stato d'animo ti abbandoni ai ricordi? Cerchi qualcuno? Altre strade, altre città, altre case sono nei tuoi pensieri. Chissà se sai quel che perdi... chissà se troverai quel che cerchi... E quella ragazza che il treno lo insegue dove vorrebbe arrivare? Sogna un altro luogo in cui smemorarsi? Fugge da un compagno che non le sorride o che dimentica che cosa vuol dire essere stati bambini? Oppure scappa da un uomo che la opprime, la soffoca, la ingabbia e le dice ti amo? C'è quella pioggia che ti piaceva tanto quando cantavi innamorata del tuo avvenire. E tu vai, senza carcerieri, senza ruoli da dover rispettare. Sei venuta al mondo per sorridere alla vita, non per e

Voluttà burocratiche

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 Voluttà burocratiche equipollenti labbra disiose di criticità la cui analisi battezzerà digitali orizzonti rivoluzionari. Un nuovo dipartimento anelito di piaceri sazierà le tue ore buche di rimpianti. E una sottocommissione si riunirà e rifletterà sulla straula imbianchita, sulla begonia nello streato. Ebbra alfin suggerai umori da decreti spasmi da pettegolezzi  femminei. E trapassò la giovinezza col sigillo della ceralacca. Lussuria e burocrazia , Antoin Bergòn de Las Plassas, 2023, olio su tela.

L'Orlando furioso e la fuga dall'angoscia

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  Non è difficile rintracciare una sostanziale linea di continuità tra l'ironia boccacciana e quella ariostesca: Francesco De Sanctis l'aveva individuata con chiarezza, ma in chiave negativa. L'esperienza poetica di Ariosto, insomma, secondo la prospettiva desanctiana, rappresenterebbe una sorta di principio di dissoluzione della coscienza morale italiana. Non viene colta, così, la straordinaria e rivoluzionaria portata laica della spregiudicata ironia ariostesca, mirante a dissolvere qualsiasi tentativo di costruire, e venerare, verità assolute. In questa lucida coscienza del limite, che anticipa quella che sarà la temperie illuministica, non può non trovare spazio una riflessione esistenzialistica ante litteram, ovviamente trascolorata dal meraviglioso che, si ricordi sempre, svolge funzioni similari al fiabesco. Il tema della morte e della fine è sempre presente, nell' Orlando furioso , ma quasi mai in maniera prepotente, quanto come allusione (basti pensare alla sua